In occasione della 4° conferenza annuale promossa all’università La Sapienza di Roma sulla Cyber Warfare dal centro di ricerca CIS, dal CSSII dell’università di Firenze, unitamente a partner privati tra cui, Vitrociset (Finmeccanica) e Maglan (ideatrice e finanziatrice), abbiamo scritto questo volantino, per ricordare le connivenze esistenti tra l’industria bellica e lo sfruttamento animale.
“Ho ancora gli incubi per ciò che ho visto. Anche se eravamo ad una buona distanza dal luogo dell’esplosione abbiamo immediatamente udito urla terrificanti dall’interno del rimorchio. Quando abbiamo aperto la porta, abbiamo dovuto distogliere lo sguardo. I maiali erano lì che si lamentavano e strillavano. Era chiaro che l’onda d’urto dell’esplosione li aveva fatti esplodere dall’interno e che il vetro delle finestre fracassate, volato in tutte le direzioni, li aveva colpiti dall’esterno. Le pareti erano coperte di sangue, urina e feci. I maiali ci guardarono con gli occhi spalancati ed imploranti, pieni di terrore.”
Dichiarazioni di un soldato israeliano ad Ha’aretz, 17 marzo 2000, su un esperimento condotto dall’esercito utilizzando dei maiali come cavie. Il soldato ha poi raccontato che gli animali sono stati fotografati e filmati durante tutta la loro agonia.
“Noi sacrifichiamo gli animali per salvare gli esseri umani!”. Eccola la mistificatoria versione di comodo ripetuta a spron battuto dai vivisettori: la tortura, le violenze e la morte inferte a decine di migliaia di animali ogni giorno in quei campi di sterminio moderni chiamati laboratori ripongono la loro legittimità morale nel fine ultimo di salvare vite umane. Peccato che dietro questa patina di neo-umanesimo ci siano le macchie maleodoranti di inconfessabili interessi economici: la bulimia delle multinazionali del farmaco, dei colossi della chimica e dell’agro-alimentare; l’ambizione dei ricercatori e dei dipartimenti universitari; il conto in banca degli allevatori e dei fornitori di cavie e di strumenti (dalle apparecchiature per gli esperimenti al mangime), e di tutti coloro che a vario titolo e a vario grado sono legati al big business della sperimentazione animale.
Ancor di più le menzogne dei vivisettori (“salvare le vite umane!”) crollano come castelli di carta in un caso particolare, la sperimentazione animale a fini militari. Uccidere gli esseri animali per uccidere (meglio) gli esseri umani. I centri di ricerca militare di moltissimi paesi – tra cui ovviamente c’è anche l’Italia – tengono prigionieri decine di migliaia di animali. I carcerieri di questi esseri viventi sono gli stessi ricercatori che di fronte agli schermi televisivi proclamano il loro amore per la vita umana. Peccato però che il fine ultimo di queste ricerche sia quello di creare eserciti e armi più efficienti, per uccidere più e meglio il ‘nemico’. Il come perseguire questo obiettivo è un delirante elenco di orrori senza fine, di cui qui riportiamo solo una piccola parte: asini, scimmie, maiali e cani usati come bersagli mobili per proiettili ed esplosivi; ovini, roditori, scimmie, cani, gatti e maiali utilizzati come cavie per prove di guerra batteriologica tramite l’esposizione a sostanze tossiche (gas Sarin, Tabun, Soman); delfini utilizzati per la guerra in mare; ovini usati per interventi di chirurgia ed amputazione di arti (ad esempio appendere a testa in giù le capre, percuoterle fino a ferire loro le zampe e poi amputarle senza anestesia).
Il corto circuito tra la realtà dei laboratori e le giustificazioni invocate dagli assassini in camice bianco è talmente forte e stridente nel caso della vivisezione a fini militari, che non casualmente questa è la più nascosta, la meno evocata, la più difficile di cui parlare per la coltre di segretezza che avvolge i dati degli esperimenti e degli animali usati, l’identità degli enti coinvolti e gli obiettivi delle ricerche.
Ma mai come in questo caso, liberazione animale è anche e inevitabilmente liberazione umana.
Perché nessuno sia più una cavia.
Radiopossum
Per maggiori informazioni:
http://officinafisica.noblogs.org/2013/05/31/stop-infowar-fuori-la-guerra-dalluniversita/#more-801
Molte delle informazioni e dei dati che trovate in questo volantino li abbiamo presi da un articolo di Agnese Pignataro al sito http://www.gondrano.it/desert/lab/aig.htm