Più di una settimana fa un oleodotto dell’Eni nella zona di Maccarese , sul litorale romano, ha una perdita di cherosene. La versione ufficiale è: furto di ignoti, che hanno aperto una falla sull’oleodotto. I sospetti di molti: scarsa manutenzione da parte dell’Eni. Il risultato è comunque uno: disastro ecologico. Corsi d’acqua inquinati, un numero incalcolabile di animali morti. Un vero e proprio ecocidio.
Sabato mattina alcuni di noi sono andati in zona per cercare di dare una mano ai pochi volontari (della Lipu e del Wwf e anche semplici persone autorganizzate). Abbiamo passato una mattina a recuperare i cadaveri di pesci e gamberetti di fiume. Non ci era mai capitato di vedere una cosa del genere. Il tutto accompagnati dalla sgradevole presenza di un responsabile dell’Eni che ci voleva convincere dell’innocenza della sua compagnia. Un monologo surreale e molesto, tanto più se pensiamo che quello che abbiamo visto noi è, in piccolo, quanto accade ogni giorno in molti posti del mondo, come per esempio nel Delta del Niger.
Nei giorni immediatamente successivi al disastro sono stati trovati cadaveri di volpi, tassi, nutrie, topi, tartarughe, gabbiani, germani reali e tanti altri uccelli. Tutti morti intossicati ed avvelenati, tra mille sofferenze. Anche diversi pesci agonizzanti in corsi d’acqua ormai ridotti a fiumiciattoli di cherosene maleodoranti. Pochi animali vivi, soccorsi con poche speranze di sopravvivenza. A rendere il disastro ancora più grave è che avvenuto in una zona di altissima biodiversità, riserva protetta. Una terra un tempo bellissima e fertile, devastata da anni di discarica di Malagrotta e dall’aeroporto di Fiumicino. Ciò nonostante, questa biodiversità era riuscita a sopravvivere. Ma evidentemente la brutalità dell’essere umano moderno e la sua sistematica ostilità a tutto ciò che è bello, libero e selvatico hanno avuto ancora una volta la meglio.
A distanza di ormai più di dieci giorni, l’opera di pulizia e di rimozione delle carcasse (per impedire che contamino gli animali ancora vivi) è più necessaria che mai. Chiunque voglia contribuire, può contattare Lipu e/o Wwf locali, oppure fare come noi: raggiungere il canale su Viale Maria, subito dopo il castello di Maccarese, e camminare sulle sponde (il canale lo si riconosce perché ci sono operai al lavoro per la decontaminazione e per la presenza di bandiere di Lipu e Wwf).
E’ opportuno portare: guanti e stivali di gomma, mascherina (il cherosene è volatile e le esalazioni sono tossiche e fastidiose), un secchio e buste di plastica per i cadaveri trovati. Sul posto dovrebbero essere disponibili retini da pesca necessari per raccogliere le carcasse. Sarebbe comunque preferibile esserne già muniti (magari prendendoli in prestito….definitivo a qualche pescatore)